martedì 21 aprile 2020

Pandemia non portarci via...


La situazione non è delle migliori. 
Non ci vuole un genio a capirlo.
Immagino ci sarebbero molte cose da dire a riguardo, ma le stanno già dicendo tutti gli altri.
Con veemenza. Basta dare un occhio alla rete: i social pullulano di pareri non richiesti, dati da gente che ha la fortuna di avere un'opinione su ogni cosa. 
E che si sente di doverla comunicare al mondo intero
Un po' li invidio: io faccio fatica ad avere certezze su cosa mangerò per cena, figuriamoci sull'interpretazione dei dati medici ed economici della prima, devastante, epidemia globale dai tempi della Spagnola.
Premesso quindi che non c'è nulla che io possa dire che vada ad accrescere il livello di consapevolezza dell'umanità, mi limito a qualche considerazione sparsa.
Assolutamente autobiografica

Inizierei registrando che, volenti o nolenti, la vita va avanti.
Il mondo là fuori si muove (da noi sono pure fiorite le amarene, come dimostra la foto qui sopra) e a noi non resta che guardarci allo specchio facendo qualche scoperta.

Ad esempio io ho scoperto di essere un'ipocondriaca della peggior specie. 
Di quelle fastidiose. 
Che non fanno che girare su internet alla ricerca della definizione di "ipossia" o "bronchiolite", manco bastasse una infarinatura sul sito "siamotuttimedici.it" per sapersele diagnosticare e curare da sola certe cose.
I sintomi del coronavirus, nelle prime settimane, me li sono sentita tutti! 
A rotazione.
Più volte al giorno.
Ad un certo punto, persa nella mia follia, avevo anche accantonato i vestiti in vista di un improvviso ricovero. 
Metti che ti portino via all'improvviso, non vorrai rischiare di dimenticare lo spazzolino da denti!
Per fortuna, avevo a portata di mano l'estratto di tiglio che ci avevano prescritto nel caso Sonia avesse dato segni di stress. 
Ovviamente non serve a nulla, come praticamente ogni rimedio naturale, ma essendo un distillato alcoolico se assunto in quantità importanti ti ubriaca seduta stante.
E al risveglio, con i postumi della sbornia ancora in atto, ti rendi conto che ti devi proprio dare una calmata.

Un'altra cosa di cui sono ormai certa è che l'ansia non è una opinione, ma un fatto.
Nulla di metafisico ed emozionale. 
L'ansia è viva! La tocchi con mano.
E credo abbia deciso di svernare sul mio divano. 
Un po' come avere un gatto in casa: la maggior parte delle volte non ti accorgi neppure che ci sia, se ne sta nascosto in agguato, ti lascia in pace per qualche giorno, a volte ti sei quasi dimenticato della tua esistenza ed ecco che ti salta sulle spalle in piena notte, svegliandoti di soprassalto e lasciandoti a guardare il soffitto inseguendo pensieri assurdi.

Che non sarei mai stata una buona insegnate, invece, l'ho sempre saputo e la didattica a distanza spaventa più me che Sonia.
In questa fase mi limito a considerare che le maestre dovrebbero essere in odore di santità. 
Non riesco a trovare la pazienza necessaria a sopportare una e dico UNA bambina che si inceppa con le divisioni con la virgola, come possono loro farcela con classi intere?
Nei miei momenti di severa autocritica mi consola solo sperare di non essere l'unica in questa situazione.
Come spero di non essere l'unica a dover ammettere con se stessa e col mondo di non essere in grado di buttare giù tre righe di analisi grammaticale.  Nel senso che proprio non me la ricordo. E non mi ricordo neppure come si classificano i quadrilateri o quale sia la differenza tra la tundra e la taiga!  Figuriamoci insegnare una qualsiasi di queste cose ad una bestiolina di nove anni che sembra 
avvertire le mie esitazioni da un chilometro di distanza. 

Su chi in casa ha un adolescente non mi pronuncio neppure. Mi limito a dire che vi comprendo per esperienza diretta e che no, sciogliere il lexotan nel loro cibo  non è una scelta percorribile.

Sul rapporto di coppia..che dire?
Ora, se c'è qualcuno di voi che ha preso questa disgraziata situazione come una nuova luna di miele, che si palesi, in modo che io possa complimentarmi e chiedere consigli.
da parte mia ritengo un insperato successo l'essere ancora sposati.
Durante i primi tre giorni, Gio ed io, abbiamo rischiato di cavarci gli occhi con le forchettine della bourguignonne.
Dopo ventiquattro ore di convivenza forzata mi infastidva pure sentirlo respirare.
Poi il tempo ha fatto la sua parte
Ci siamo dati una calmata, tanto gli avvocati divorzisti erano tutti  chiusi, e abbiamo portato il nostro rapporto ad un livello superiore.
E' stata una esperienza importante.

Ma diciamo la verità, quando sono dovuta rientrare in ufficio ho sentito di ringraziare il cosmo intero.
Perchè il romanticissimo "Due cuori e una Capanna" funziona solo quando la capanna è incredibilmente spaziosa!