venerdì 21 dicembre 2018

It's beginning to look a lot like Christmas...






Ieri sera, alle quattro e mezza, ho fatto "ciao, ciao" a tutto l'ufficio, timbrato il cartellino ed ecco che sono cominciate le mie ferie.
Quindici, perfetti, giorni di nullafacenza assoluta.
Il Natale arriva e qui siamo prontissimi.
Regali comprati, incartati e piazzati al loro posto sotto l'albero, segnaposto quasi finiti (...insomma, in corso d'opera...), menù per le intere feste deciso già da settimane, bigliettini scritti, spesa praticamente fatta (non da me, ringraziamo mamma e zia e Gio...), casa in ordine (come può esserlo con una marito e una figlia incapaci di rimettere una cosa la dove l'hanno trovata) e addobbata come quella dei migliori elfetti di Babbo Natale.

Le luci che ho comprato per il cancello, e che mi sono costate un patrimonio, non funzionano. La cosa di per se sarebbe più che sufficiente a farmi diventare lievemente isterica, ma visto che è Natale e che ho promesso di darmi una calmata e dedicarmi solo a buoni pensieri e sentimenti sereni(o rischio che il santo che ho sposato scappi in Alaska)ho deciso che non farò neppure reclamo con il venditore... se non è pace interiore questa...

Nel frattempo, in attesa di iniziare a cucinare come se non ci fosse un domani i miei buoni propositi sono tutti concentrati su una sola attività: dormire!
Rigorosamente fino a tardi e per più mattine di  fila possibili!!

lunedì 29 ottobre 2018

Da ora in poi siamo solo noi tre!




E così siamo arrivati in fondo.

In realtà abbiamo tagliato il nostro traguardo da quasi una settimana, ma la sorpresa è arrivata in maniera così improvvisa che ci siamo dimenticati di santificare con brindisi e festeggiamenti vari.
E già questo è indicativo di che botta di emozioni ci siamo trovati a vivere.

Comunque possiamo finalmente annunciarlo a gran voce: abbiamo firmato gli ultimi documenti e dal 25 Ottobre Sonia è ufficialmente nostra!
Niente più tribunali, giudici, assistenti sociali, niente visite domiciliari o psicologhe a guardare ogni singolo gesto fatto alla ricerca dell'immancabile errore.

Così, quella che credevamo l'ennesima convocazione in tribunale per farci fare le pulci si è tramutata da un momento all'altro in una gioia inaspettata.
E si che io ero partita, come al solito, col piede sbagliato!
Dopo una mattina in piena ansia da prestazione, l'aver guidato come una matta per la paura di arrivare in ritardo ed aver varcato la soglia del tribunale all'ultimo secondo solo per scoprire che quello in ritardo, di quasi un'ora e mezza, era il giudice da cui avevamo udienza il mio umor nero faceva scintille.
L'unica consolazione era dividere questa convocazione con la famiglia adottiva del fratello di Sonia perché si sa le scocciature vissute insieme a qualcuno a cui vuoi bene sono più sopportabili.
Sta di fatto, che mi sono seduta in quella stanza con la mia espressione più odiosa cucita sulla faccia pronta ad alzare il sopracciglio a qualsiasi cosa mi venisse detta.
E invece la mia antipatia ha rischiato vergognosamente di sciogliersi in lacrime non appena il giudice ci ha fatto capire che quello era il nostro ultimo atto.
Anzi, più che farcelo capire ha dovuto spiegarcelo un paio di volte, visto che nessuno di noi sembrava in grado di afferrare il concetto.
Ringrazio che Gaye, "l'altra madre", sia stata vinta dell'emotività prima di me e col suo pianto a dirotto abbia impedito a tutti noi altri di fare la stessa fine.
Ed è così, tra un fazzoletto e un abbraccio, che abbiamo messo le nostre ultime firme.

Sonia che in teoria non avrebbe dovuto capire nulla di quello che succedeva, ha invece reagito alla novità con la solita praticità: ha chiesto se finalmente fosse arrivato il suo nuovo cognome.
La ragazza ha una certa attitudine per andare dritta al cuore delle questioni.
A lei poco importa di formalità varie, quello che le interessa è essere ufficialmente Sonia Sigurani.
Le abbiamo spiegato che per quello avremmo dovuto aspettare i tempi tecnici della sentenza, ma che vuoi che sia l'attesa di un po' di stupida burocrazia all'italiana quando sai che il resto è fatto e finito?
E appena il tanto agognato cognome arriverà e Sonia potrà essere munita di regolari documenti, manterremo la nostra promessa e la porteremo a vedere tutti i posti che io e Gio abbiamo visitato prima che lei arrivasse.
Prima tappa?
Parigi, direi.

Ovviamente visto che questo era un momento fondamentale per le nostre vite non ho nemmeno uno straccio di fotografia per ricordarlo.
Ma a volte le cose davvero belle è meglio viverle che fotografarle (e quindi ci accontentiamo di una foto di repertorio)

venerdì 21 settembre 2018

Gardaland, eccoci!!!




Se ne parla da mesi, ma tra lavoro e ferie non fatte, pessime previsioni del tempo e "forse questo non è il fine settimana giusto" abbiamo finito con il rimandare e rimandare. Fino alla scorsa settimana, quando abbiamo deciso che era il momento che anche Sonia vedesse Gardaland.
Ed eccoci che, con un caldo inumano, l'umidità tipica della foresta pluviale, passando da una giostra all'altra, tra una coda chilometrica e un chiosco di schifezze a cui non si può resistere abbiamo finalmente compiuto anche questo rito: il nostro primo viaggio in tre.
Noi tre soli, senza nonne, zie, cugine, amici vari ed eventuali.

Sonia era parecchio motivata, va detto.
Lo dimostra il fatto che mi abbia svegliato alle sei meno un quarto del mattino con la pura forza del pensiero. Ho aperto gli occhi e lei era lì, sul letto, che mi fissava senza neppure sbattere le ciglia.
Lo dimostra il numero di volte in cui ha chiesto " Ma quando arriviamo?" la prima delle quali venti metri prima del casello di Genova Est e lo dimostra il numero di saltelli, sorrisi ebeti e di  gridolini emessi durante la giornata.

In un immenso parco giochi, era difficile non vincere a mani basse, lo ammetto, ma la giornata è stata un successone.
Oltre le più rosee aspettative.
Sonia sembrava una catapultata nel paese delle meraviglie.

Abbiamo appurato tra le altre cose che, al di là dal fare la furbetta da terra, le montagne russe non sono il suo forte. Dopo averci tormentato per due ore buone abbiamo ceduto e gliene abbiamo fatto provare una bassina per testare la sua resistenza.
Arrivata in fondo era verdognola e da qual momento in poi ha improvvisamente manifestato interesse solo per giostre adrenaliniche quanto il "Brucomela" o il trenino panoramico.
Considerato che Gio ed io abbiamo superato da tempo il nostro periodo da giro della morte non possiamo che averne gioito: sai che figura non avere il coraggio di portarla sul "Raptor"?
A Gardaland abbiamo toccato vette sublimi, come testimonia l'uso smodato da parte di Sonia dell'espressione "E' fighissimo!!" con buona pace di una erudita conversazione.
E conosciuto inferi spaventosi, come il momento in cui la ragazza, nel tentativo di non perdere l'equilibrio ha posato una mano a terra.
In un gabinetto alla turca.
Molto vissuto!
Il mio urlo a metà tra l'isteria e l'angoscia deve averle inibito eternamente la crescita e richiamato gli assistenti sociali di mezza Italia.
Peccato io non avessi il tempo di pensarci.
Il mio unico pensiero era come evitare che si prendesse il tifo.
E forse qualcosa di pure peggio.
Le alternative che mi sono passate in testa erano bollire la mano incriminata nell'acido muriatico o tagliargliela di netto con un paio di cesoie per disboscare.
Non l'ho fatto solo per mancanza degli strumenti necessari.
Quindi l'ho scorticata con 5 salviette disinfettanti, poi l'ho fatta lavare per dieci minuti buoni con acqua calda e sapone per finire con il ripassarla di amuchina gel.
Alla fine aveva una tale puzza di disinfettante addosso da tenere distanti i bambini di tutto il nord Italia

Emergenze sanitarie a parte, il faccione estatico di nostra figlia è stato sicuramente la parte migliore di tutta la giornata.
Estasi di fronte alla sua prima camera d'albergo, che a suo dire era uguale a un castello. Estasi per il cibo saporitissimo e assolutamente non sano venduto ad ogni angolo del parco, per lo zucchero filato, per i beveroni con più coloranti che acqua, per la porzione di wurstel così grande da sfamarci un mezzo esercito.
Io e Gio, come da copione, ne siamo usciti distrutti: non ricordavo che Gardaland pullulasse di un numero così eccessivo di esseri umani e si sa noi non siamo proprio dei compagnoni.

Quindi si, abbiamo fatto code per il bagno, per l'acqua e per il caffè. Code per il pranzo e la merenda, per la giostra dei cavallini e per le montagne russe. Insomma, sempre. Ma ne è valsa la pena!
Ci portiamo a casa un grande insegnamento. a Gardaland non si va di Sabato, ma di Venerdì!!!




P.S.
...non dico nulla sulla colazione di gio per pura bontà d'animo: un buffet con uova strapazzate e bacon risveglia in lui istinti primordiali che non hanno nulla di umano...sembra più un tritarifiuti...o un'idrovora...o entrambe le cose messe insieme :-)






sabato 30 giugno 2018

Come si cambia...

...a fare i genitori, ovviamente!

Quelli che ti dicevano che la tua vita non sarebbe mai più stata la stessa non erano menagrami disfattisti: erano sparute voci sincere che provavano ad avvisarti.
Arriva un figlio e tu sparisci. Il "tu" di prima almeno.
Una volta, io e Gio stavamo svegli notti intere tra film, musica e discussioni forbite.
Ora stramazziamo a letto alle dieci e mezza.
Che vada bene.
Insomma si distingue nettamente da un "prima" bambina e un "dopo"

"Prima" parli di filosofia tirandotela un sacco e "dopo" ti trovi a rimuginare sul panchetto dell'IKEA. Si, quello alto come un gradino o poco più, che serve a tua figlia per lavarsi i denti senza impiccarsi con il bordo del lavandino e che, ne sei sicura, in realtà è un'arma di distruzione di massa.
Ti ci inciampi di notte, al buio, mentre cerchi di andare in bagno senza svegliare la Creatura, mentre cucini e come al solito non guardi dove metti i piedi, mentre insegui il gatto che scappa mentre la bambina di cui sopra cerca di usarlo come un frisbie.
Insomma, com'è che nessuno ti informa della sua pericolosità? Che mi importa di conoscere Kant ed Hegel se poi venti centimetri di plastica sono in grado di uccidermi?

"Prima" eri libero di esprimerti come più ti garbava, "dopo" se devi formulare una frase ci pensi due minuti buoni.
E non solo perchè la creatura si impressiona a sentir nominare caccia, guerre e fatti di cronaca varia, ma anche perchè improvvisamente ti tocca parlare come Madre Teresa di Calcutta. Il turpiloquio è bandito dalla tua giornata, persino quello basico, persino l'intercalare.
Non che prima si parlasse come scaricatori di porto, ma insomma, eravamo adulti normali, in grado di manifestare liberamente il nostro disappunto. Invece, improvvisamente, all'apice del tuo furore  puoi dire al massimo "perdincibacco".
Se colpisci uno spigolo con il mignolo e il dolore ti annebbia il cervello tanto da farti uscire una serie di improperi da far impallidire un santo ecco che una peste saccente di otto anni ti sgrida e ti invita a non utilizzare le parole del gatto.
E va da se che in quel momento tu il gatto lo strangoleresti volentieri.

Per non parlare del rapido degenerare delle tue facoltà cognitive. "Prima" eri una persona con un normale controllo delle emozioni, "dopo" ti trovi a  piangere come una fontana anche davanti alle pubblicità del Mulino Bianco.
Per dire, io non sono mica una mammoletta, eh! Mi ci vuole "Il Colore Viola" di Spielberg per farmi un pianto come di deve. Manco "Via col Vento" mi ha piegata e la "Lista di Schindler" ha avuto il suo bel da fare per mettermi in difficoltà e invece adesso: tragedia!
Piango per i cartoni animati. Le canzoni della Disney sono la mia Caporetto, frigno su "Kung Fu Panda", che tutto è fuorchè un cartone strappalacrime.
Se per puro caso si commuove pure Sonia allora è la disfatta. Mi devo nascondere in bagno per non farle pensare di avere una psicolabile per madre!!

Altre cose invece non cambiano mai: come la faccia di un uomo costretto a  fare shopping con la moglie. Assolutamente identica alla faccia dello stesso uomo costretto a fare shopping con la moglie e pure la figlia!



E soprattutto, prima aggiornavi il blog una volta la settimana e poi se va bene una volta al mese...se va proprio tanto bene!

domenica 20 maggio 2018

Prima settimana di lavoro

(Settimana 20: dal 14 al 20 Maggio)


Il bilancio della prima settimana di lavoro è presto detto: una stanchezza pazzesca!
Credo non potesse essere altrimenti.
Dopo un anno a prendermela comoda portando Sonia a scuola per poi tornare a casa a fare yoga, tra una tazza di the, una lavatrice e un caffè con un'amica, ecco che mi ritrovo, da un giorno e l'altro, ad arrancare tra orari, pause pranzo e ore di lavoro in cui devi proprio lavorare e basta.
Diciamolo: non c'ero mica più abituata!
Ad aumentare le novità, ho avuto il mio battesimo del fuoco sui mezzi pubblici, che non usavo da circa quindici anni. Ed eccomi così a barcamenarmi tra autobus stipati come Zara il primo giorno dei saldi, appiccicata a persone che chiaramente ritengono un'adeguata igiene mattutina un inutile orpello, mentre maledico chi sosta sulla corsia riservata ai mezzi pubblici rallentandoli inevitabilmente ed inseguo la metro nel disperato tentativo di guadagnare i tre minuti necessari per una colazione al bar.
Il tutto sui tacchi, mi pare ovvio!

Riguardo il lavoro vero e proprio, non sapendo nulla di sanità e affini, per ora mi sforzo di imparare più cose possibili, il più velocemente possibile. E nel farlo mi sono trovata a dubitare della mia intelligenza almeno un paio di volte al giorno. Ad esempio, come è possibile che mi ci vogliano 4 tentativi a vuoto prima di riuscire a scannerizzare un codice fiscale?
Ho poi scoperto sulla mia pelle che su duemila metri quadri (effettivi) di ufficio perdersi è piuttosto facile. Soprattutto se hai il senso dell'orientamento di una tartaruga ubriaca.
Non si contano i medici, infermieri e tecnici di laboratorio che mi hanno trovata a vagare senza meta e mossi a pietà mi hanno rimessa sul corridoio principale.
Insomma, passo le mie giornate girando munita di quadernone e penna chiedendo lumi a chiunque ne sappia più di me.
Quindi anche l'addetto del montacarichi.

Sonia dal canto suo ci tiene a farmi sapere che sono poco presente e si vendica rimanendomi attaccata come una tellina per tutto il fine settimana. Letteralmente.
Immagino potesse andarmi peggio.

domenica 13 maggio 2018

Da domani si riparte!



Dopo un anno a fare la mamma e niente altro (come se fosse poco), è venuto il momento di ricominciare.
Finalmente, aggiungerei, perchè temo di essere un po' troppo nevrotica per sfogare le mie ossessioni nel solo campo dell'educazione minorile.
Rischio di tramutarmi nella versione horror di Tata Matilda.

Quindi, con somma gioia del bilancio familiare, delle nonne che odiano le mie regole, di Sonia che finalmente farà i compiti senza temere la corte marziale e di mio marito che detesta la mia versione di casalinga disperata (e psicopatica) da domani si ricomincia: con un nuovo lavoro, nuove sfide e spero nuove soddisfazioni.
Quindi oggi giro definitivamente le spalle alla porta che ho chiuso poche settimane fa e da domani potrò andare a vedere cosa c'è dietro quel portone che si è aperto per me.
Incrociamo le dita!


lunedì 16 aprile 2018

Tribunale in visita

(Settimana 15: dal 9 al 15 Aprile)



Tra un paio di mesi potremo mettere fine a questo infinito percorso adottivo partito quasi 4 anni fa.
A Giugno finirà l'anno di "prova" e dovremo aspettare solo il decreto definitivo perchè Sonia prenda il nostro cognome.
Insomma, ormai siamo in quella fase in cui i passi da compiere sono quasi solo formalità da espletare in attesa di stappare lo spumante per i festeggiamenti definitivi.
Lunedì abbiamo superato una di queste ultime tappe obbligate: la visita domiciliare di assistente sociale e psicologa del tribunale.
Ora, sfatiamo un mito, nonostante forum e siti web siano pieni di racconti al limite dell'inverosimile con assistenti sociali assassine e psicologhe sadiche che cercano solo di coglierti in fallo, la realtà è che nessuno ti entra in casa con il blocco degli appunti, nessuno passa dita guantate di bianco alla ricerca di polvere nascosta, non ci sono domande a trabocchetto, ne interrogatori stile Gestapo.
L'ispezione si riassume in un caffè e due ore di chiacchiere rilassate con genitori e bambina.
E lo so per certo, perchè è la stessa cosa che è successa tre anni fa al momento di ottenere il decreto di adottabilità.
Insomma, giocavamo in casa.
E nessuna persona normale si sarebbe stressata.
Ed io ero tranquillissima, lo giuro.
Non ho progettato sessioni di pulizia schizzoide della casa, non ho dato di matto e non ho passato notti insonni in preda all'ansia. Un discreto passo avanti. La scorsa volta avevo precettato la donna delle pulizia e tutta la famiglia per un raid di pulizie durato quasi una settimana che non aveva risparmiato neppure il retro dei termosifoni. Avevo levato la polvere da tutti i battiscopa con un pennello da acquarelli, usato uno spazzolino da denti per levare la più infinitesima traccia di sporco dagli scarichi dei lavandini, comprato te e tisane in grado di soddisfare i gusti di chiunque mi fosse entrato in casa e indossato persino il mio vestito portafortuna.
Questa volta, invece, sentivo con orgoglio di aver mantenuto il controllo dei nervi.
Per lo meno fino ad un paio di giorni prima, quando ho sentito chiaramente lo spiritello dell'ansia bussare alla mia porta. Ed eccoci (mica posso risparmiare Gio), stracci alla mano, a cercare particelle di sporco nei luoghi meno in vista e infornare biscottini al burro con l'apporto calorico pro capite di un intero pranzo di Natale (che per altro sono stati assai graditi).
Col senno di poi, sono disposta ad ammettere che forse sbattere, lavare e sterilizzare tutti i tappeti di casa sia stata un esagerazione.
E che in effetti l'ordine, in camera di Sonia, potesse apparire un pochino forzato.
Forse.
Ma non mi sento di condannarmi.
Vorremo mica rischiare di perdere una figlia solo per una mensolina mal spolverata!
Sonia dal canto suo ha recitato la parte della bambina perfetta in maniera esemplare.
E' sempre un tesoro, sia chiaro, ma con loro sembrava un incrocio tra Laura Ingalls e Heidy, con una spruzzata di Shirley Temple che faceva leggermente impressione. Mi aspettavo quasi che si mettesse a cantare come in "Tutti insieme appassionatamente". In un paio di occasioni mi sono persino chiesta se non me l'avessero cambiata nottetempo.
Ma quando, a ispezione quasi conclusa, mi ha chiesto in un orecchio se si stava comportando bene ho capito: quella con i nervi saldi in famiglia è lei.

Almeno una ci voleva!

lunedì 5 marzo 2018

Da noi si dice Galaverna!

(Settimana 9: dal 26 Febbraio al 4 Marzo)


Ogni volta in cui sento alla TV qualcuno che usa la parola "Gelicidio" mi viene l'orticaria. Sarà anche il nome scientifico più corretto, ma mia nonna la chiamava Galaverna e chiunque pensi di poterle cambiare nome in corso d'opera si sbaglia di grosso.

Giovedì, con Gio alle prese con il suo primo giorno di lavoro io e Sonia ce ne siamo rimaste a casa: scuole chiuse per allerta neve, strade bloccate e nulla da fare se non giocare a palle di neve, bere cioccolata calda e arrotolarsi sotto una coperta a guardare un film.
La neve alla fine non era tantissima, ma per Sonia, che non l'aveva mai vista è stata comunque una festa incredibile. E la galaverna del giorno dopo è stata ancora meglio. Fosse stato per lei saremmo state fuori tutto il tempo.

Gio invece, che vive in costante ansia di perfezione, aveva talmente paura che il maltempo bloccasse la strada e non gli permettesse di andare a lavorare proprio il primo giorno, che dopo una giornata a camminare avanti e indietro tra una finestra e l'altra studiando il bollettino meteorologico e lo stato delle nuvole, ha deciso di scendere la sera prima, ha dormito in un albergo in via Venti Settembre, cenato fuori ed è entrato in ufficio spaccando il secondo, mentre a casa dormivamo della grossa nel lettone.
Praticamente ha speso la paga di tre giorni di lavoro.
Ovviamente per questa sua performance al limite della psicosi lo stiamo deridendo ancora adesso.






mercoledì 28 febbraio 2018

Così, oggi è venuto anche il mio momento...

(28 Febbraio 2018)

H3G ti saluto, mi mancherai, già lo so, perchè mi hai dato tanto. Comdata non ti ho conosciuto abbastanza, ma ormai credo sia tardi per rimediare.
L'azienda storica con cui ho cominciato a lavorare è andata oltre da tempo e credo sia venuto il momento di fare altrettanto.
A volte la cosa migliore è lasciarsi spingere dagli eventi a prendere decisioni che forse per paura o pigrizia non avremmo mai preso.
Io oggi faccio così.
Chiudo un'esperieza lavorativa più che decennale col sorriso sulle labbra e vado avanti.
A vedere cosa c'è per me un po' più in là di dove ero abituata a guardare.
Non rinnego nulla, non rimpiango nulla e non recrimino su nulla. Direi che è un gran bel bilancio per quasi 15 anni di lavoro nella stessa azienda.
Credo sia difficile chiedere di più.
Ho dato tanto, ricevuto altrettanto e imparato tantissimo. E spero di lasciare un buon ricordo in chi ha condiviso con me questo percorso.
Almeno nella maggior parte, perchè si sa, piacere a tutti è quasi impossibile

(...e il mio pessimo carattere non aiuta).

lunedì 26 febbraio 2018

Che strano, strano periodo è questo...

(Settimane 6, 7 e 8: dal 5 al 25 Febbraio)



Gio ha superato il colloquio più lungo del secolo  e dopo quasi otto mesi di attesa sta per cominciare una nuova avventura lavorativa.
Col suo nuovo contratto in mano se ne va in giro per casa, tronfio e soddisfatto, con l'aria compiaciuta che avrebbe gatto Silvestro dopo essersi fatto al forno l'antipaticissimo Titty.
Ogni volta che qualcuno si complimenta lui finge ritrosa e con un gesto benevolo del capo minimizza il successo (...solo per far si che i complimenti gli vengano ripetuti con sovraccarico di enfasi, sia chiaro!).
Ad aumentare le capriole che sta facendo il suo ego ci si mettono pure colleghi e superiori del posto in cui ha lavorato in questi mesi, che lo stanno salutando tra lacrime e abbracci e con email traboccanti di malinconia e rispetto che farebbero esplodere d'orgoglio persino San Francesco d'Assisi.
Come se non bastasse, da ora può formalmente dire di guadagnare più di me, rubandomi un primato di cui mi sono (poco delicatamente) vantata per tutta la nostra vita matrimoniale.
Insomma, il marito sta andando alla grande...

Io, invece, sto cercando di capire cosa voglio fare da grande.
Che alla mia età, in effetti, potrebbe sembrare quantomeno tardivo.
Ma ognuno ha i suoi tempi, no?

Però un risultato l'ho raggiunto, dopo mesi di studio posso dire di aver finalmente individuato dove sia realmente il Triangolo delle Bermuda. Che non è in mezzo al mare come tutti pensano, non c'entra con Atlantide nè tanto meno con gli alieni come vorrebbero i complottari più convinti.
No, lui è lì, nello spazio sotto il banco di mia figlia.
Venti centimetri quadrati al massimo da dove, ormai lo so, nulla ritorna!

domenica 4 febbraio 2018

Febbre, influenza, otiti ed altri disastri...

(Settimana 5: dal 29 Gennaio al 4 Febbraio)

Ci sono le cavallette, la siccità, la carestia, l'acqua tramutata in sangue e per finire l'avvento l'angelo della morte. 
Peggio di tutto questo esiste una e una sola cosa: un marito malato in casa. E non per un paio di giorni, ma per una lunghissima settimana, che ricorderò come il mio personalissimo inferno in terra. 
Le scorse due settimane sono state funestate dal ritorno trionfante dell'influenza. 
Che a casa nostra deve essersi trovata così bene che che ha deciso di ripassare più e più volte.
Personalmente inizio a scocciarmi.
Passi che io sembro improvvisamente invincibile e quindi non mi si attacca neppure un minuscolissimo raffreddorino che mi permetta di farmi servire e riverire per una mezza giornata.
Passi Sonia con la febbre a 39 già alle sette del mattino, passi il pediatra che mi liquida dandomi della madre iperprotettiva, passi che a causa del raffreddore la dolce creatura russa come un trattore, passi la tosse e pure l'inappetenza ed anche la lamentite acuta, che a sette anni chiusa in casa per dieci giorni ci sta tutta.
Passi pure che per giorni ha cantato ossessivamente sempre la stessa canzone (dannata Disney e dannatissima Rapunzel), ma che pure mio marito si fermi a casa malato no, non lo accetto.
E non me lo merito.
Un marito malato è una iattura, una tragedia in tre atti senza l'intervallo per andare in bagno.
La bambina la schiaffi a letto e lì sta.
Lui no.
Lui borbotta, si lamenta, gira per casa come un'anima in pena, se la prende con il destino e l'avverta sorte e si lamenta ancora. Fa storie per prendere le medicine, non vuole misurarsi la febbre, si esibisce in autodiagnosi fantasiose partendo da ridicole ricerche su google e ricomincia a lamentarsi.
Insomma...due settimane infernali, che temo non siano ancora finite.
Perchè se è vero che entrambi sono tornati una a scuola e l'altro al lavoro è anche vero che Gio continua a millantare un mal di orecchie fantasma e stamattina ho sentito chiaramente Sonia starnutire.
Ovviamente spero sia solo allergia alla polvere.

In caso contrario sono pronta a scappare in Angola con un biglietto di non ritorno.

E visto che per quindici giorni di far foto non se ne è parlato è così che voglio ricordarci, a inizio Gennaio, all'aperto, al sole e tutti sani come pesci!



lunedì 15 gennaio 2018

L'epifania tutte le feste si porta via?

(Settimana 1: dal 1 al 7 Gennaio)

Mica detto...
O meglio, alla fine si, ma l'importante è soccombere con dignità e accettare la sconfitta solo quando non ci sono altre via d'uscita .
Non deve sorprendere quindi che albero ed addobbi di casa nostra non siano tornati nelle loro scatole il sei Gennaio sera. 
Anzi!
Mia zia è riuscita a scovare una vecchia tradizione ligure secondo cui bisogna aspettare S.Antonio prima di disfare le decorazioni. Non sono per nulla sicura che sia una tradizione effettivamente esistente, non l'avevo mai sentita prima e se esiste ad inventarla sono stati sicuramente un gruppo di tossicodipendenti da festività, altre patetiche creature come me, drogate di glitter, festoni argentati e palline sbarluccicose. Non mi stupirebbe neppure scoprire che la zia se l'è inventata di sana pianta solo perchè le faccio pena. 
Comunque ho deciso, in meno di venti secondi, che era il credo che faceva per me e l'ho sposato con entusiasmo.



E nel frattempo ho usato tutti i giorni a disposizione per festeggiare e festeggiare ancora...Nel dopo Capodanno, quando tutti ormai contavano solo i giorni che li separano al ritorno in ufficio, noi abbiamo concentrato il meglio degli inviti.  
Cominciando con il 4 e il 5 Gennaio, quando ci siamo regalati una doppietta di non da poco: prima le "Unne" e poi "Vale&Andre"
Due inviti che normalmente separeremmo l'uno dall'altro da almeno due settimane di dieta a base di acqua e rucola scondita per contrastarne gli effetti devastanti.
Quest'anno invece siamo stati temerari e in un impeto (immotivato) di fiducia nel nostro buon senso ci siamo detti che un paio di merendine tra amici, leggere e frugali, sarebbero state facilmente gestibili.
Che stolti!
La merenda con le Unne è iniziata alle cinque del pomeriggio e si è conclusa a mezzanotte inoltrata, raggiungendo livelli di abuso alcolico che in questa casa non si vedevano dai festeggiamenti per l'arrivo di Sonia...e le foto lo dimostrano ampiamente. 
Non è andata poi molto diversamente con Vale e Andre: non abbiamo fatto notte solo perchè avendo anche loro un bambino piccolo sono stati costretti ad andarsene presto per metterlo a letto ad un'ora che non fosse da denuncia, ma l'abuso di dolcetti e brindisi è stato il medesimo. 


Il sette Gennaio poi, ad Epifania passata e feste ufficialmente chiuse da noi è stata la volta di Francesco e famiglia.
Mentre tutta Italia portava in tavola brodini ipocalorici e tisane snellenti noi servivamo polenta e cinghiale con contorno di grassi saturi a profusione, buttandoci con animo spavaldo in una di quelle giornate in cui ci si alza da tavola a pomeriggio inoltrato e per tutto il tempo non si fa che parlare e mangiare e parlare e bere... 

Insomma, posso dire con orgoglio di aver combattuto con onore fino all'ultimo per tenermi stretti gli ultimi scampoli di festività.
Ieri sera, purtroppo, ho spento definitivamente le lucette dell'albero e da oggi tutto è tornato negli scatoloni, in attesa del prossimo Dicembre.
La cosa  mi deprime tremendamente e conto di lamentarmi e fare la lagna per almeno un paio di settimane.
Ovviamente per limitare l'impatto emotivo di questa piccola, personalissima tragedia ho pensato che la soluzione migliore fosse  santificare al meglio quest'ultima domenica di "festa" .
Come?
Ma ovviamente invitando amici (Gaye e Simone e figlio) per un pranzo luculliano!
Tanto per far capire al 2018 di che pasta siamo fatti!


lunedì 1 gennaio 2018

Addio 2017...


...ti ricorderemo in eterno, questo è certo...

Ben arrivato 2018!!! ...dubito fortemente potrai reggere il confronto con il nostro 2017, che in barba alla numerologia spiccia è stato per noi l'anno delle grandi svolte, ma se vuoi comunque impegnarti, apprezzeremo qualsiasi cosa tu sia in grado di regalarci...